Metodologia Willems
L’educazione musicale è uno strumento privilegiato per la conoscenza del bambino e del ragazzo, della sua personalità, del suo carattere e delle sue potenzialità. La musica permette di entrare facilmente nel profondo di ciascuna persona e di poterla aiutare ad evolversi armoniosamente in tutta la sua globalità. Fra i princìpi educativi che si propone, l’educazione musicale promuove la capacità di scoperta, osservazione e analisi della realtà attraverso i fenomeni musicali e sonori nei quali siamo costantemente immersi, offrendo così all’allievo la possibilità di crescere sviluppando la propria identità, la propria personalità ed espressività musicale.
Il punto focale dell’attività consiste nel risvegliare ed incrementare la sensibilità, prendendo consapevolezza della realtà che ci circonda in un processo di passaggio dal globale all’analitico, dall’immersione in un mondo sonoro all’analisi delle sue singole parti facendo sempre leva sull’affettività, vero motore della crescita interiore.
Il professor Edgar Willems considera l’essere umano composto da diverse nature: una natura fisiologica, una natura affettiva ed una mentale. Il ritmo, la melodia e l’armonia corrispondono in pieno a questi aspetti. Fu proprio partendo da questo concetto fondamentale e soprattutto dal rapporto tra musicalità e umanità quale base di qualunque atto creativo, che Edgar Willems costruì un metodo di educazione musicale (tra il 1940 ed il 1960) perfettamente idoneo non solo a dimostrare la potenziale presenza della musicalità in ogni essere umano, ma anche a risvegliarla e a stimolarla fin dalla primissima infanzia.
L’apprendimento della musica viene paragonato a quello della lingua madre in un processo che va dal globale all’analitico. Willems articola il suo metodo in quattro gradi, due dei quali adatti alla primissima infanzia. Grazie alla sistematica e vitale formulazione degli atteggiamenti didattici, il percorso assicura lo sviluppo dell’orecchio musicale e di un preciso senso ritmico, entrambi importantissimi per un futuro studio del linguaggio, dello strumento o di qualsivoglia disciplina musicale.
Le lezioni di Linguaggio musicale dei primi due gradi sono divise in quattro aree fondamentali:
– Sviluppo uditivo sensoriale ed affettivo
– Sviluppo del senso ritmico
– Canto e canzoni
– Movimenti naturali del corpo.
Attraverso esperienze di movimento sonoro che il bambino ha già vissuto nell’arco della propria esistenza e attraverso l’imitazione delle stesse si va a toccare la sua sensibilità e affettività facendo leva sulla propria riproduzione, utilizzando cioè la propria voce. Da qui si passa all’utilizzo di una serie di strumenti che possono riprodurre dei movimenti sonori (flauto a stantuffo, sirena, xilofono, voce) coadiuvato dal movimento della mano per esteriorizzare tale evento sonoro. Il tutto avviene a volte in un clima di gioco spassoso, a volte di meraviglia, a volte di mistero (tutto sta alla sensibilità e alla fantasia dell’insegnante).
Dalla rappresentazione del suono nello spazio (con la mano) si passa gradualmente alla sua scrittura e alla sua lettura finalizzata in seguito al movimento delle note sul pentagramma, nell’ottica di quel processo dal globale all’analitico cui si accennava precedentemente.
In seguito si affronta il terzo grado che viene definito pre-strumentale, capace cioè di instaurare una serie di ordini ed automatismi necessari allo studio armonico di uno strumento musicale. Ci troviamo infine nel quarto grado, definito “solfeggio vivo”, nel quale lettura, scrittura, invenzione ed improvvisazione musicale si combinano ad ottenere una progressiva padronanza del linguaggio musicale in tutte le sue forme con una particolare apertura ai nuovi linguaggi.
La lezione si svolge con cadenza settimanale e in forma collettiva, con piccoli gruppi fino a un massimo di 8 allievi. Questi gruppi sono volutamente ridotti al fine di garantire un insegnamento il più possibile personalizzato e un ottimo controllo del processo evolutivo di ciascuno.